Sentieri

In collaborazione con una apposita commissione, si sono ricostruite e restaurate quelle che un tempo erano le antiche vie che collegavano paesi limitrofi o che rappresentavano i percorsi delle processioni liturgiche. I sentieri così ricostruiti sono stati opportunamente segnalati e descritti; alcuni tratti di essi fanno parte del GTB (Grande Traversata Biellese).

I 5 SENTIERI DELLA VALLE DELL’ORO

Scarica il PDF con i sentieri

SENTIERO DELLE PROCESSIONI CAMPESTRI

N. 1

Nel borgo di Salussola Monte

PANNELLO ILLUSTRATIVO DEL SENTIERO NEL PUNTO DI PARTENZA. PIAZZA 9 MARZO 1945, SALUSSOLA MONTE

TAPPA N. 1: Piazzale 9 marzo 1945- Salussola Monte

a) Punto panoramico- Monte Asolate

b) Monumento ai caduti

c) Pesta da riso

Blocco di pietra con sei coppelle, serviva per mondare il riso dalla pula. Sopra ogni coppella si trovava un piantone di legno la cui caduta pestava e rompeva il guscio del riso.

d) Locale dell’eccidio del 9 marzo 1945

Interno, con il monumento ai partigiani caduti.

Esterno. Locale ovest del municipio con le due lapidi.

TAPPA N. 2: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA, SECOLO XII – XIV

Nominata nell’elenco della Chiese Vercellesi fin dal 1298, fu rettoria della Pieve di Puliaco fino all’anno in cui fu istituita a Pieve.  la Parrocchia, che comprendeva allora anche le frazioni di S. Secondo, Arro e Vigellio, contava 345 famiglie con 1324 anime. Nel 1669, per ordine del Vescovo fu acquistata la casa plebana. Nel 1748 divenne matrice delle nuove parrocchie di Arro e di Vigellio. La facciata romanico-gotica presenta rifacimenti del XVI e XVII. Al suo interno ricco di opere pregevoli; conserva le reliquie del Beato Pietro Levita, reliquie di San Grato Martire, reliquiario della Santa Croce, di San Nicola da Tolentino, del Beato Agostino de Fango, di San Giovanni Bosco, di Gerolamo Emiliani, dei Santi dodici Apostoli, della Beata Vergine Maria Gioachino e Anna, di San Leonardo, del Beato Giuseppe Cafasso, di San Francesco di Sales e della Beata Chantal, di San Giuseppe Cottolengo, di Santa Monica, di San Bartolomeo Longo e il reliquario della Beata Maria di Gesu, crocifisso, prima donna beneficata della Terrasanta di Betlemme Per approfondire cfr. “La Pieve di Salussola, baluardo della cristianità biellese nei secoli” di Martina Ramella Gal, sett.2013.

Facciata della chiesa di Santa Maria Assunta di Salussola. La facciata interamente in cotto è a gradini sul lato sinistro, unico esempio nel biellese.
Statua lignea della Vergine Maria.
Pulpito, 1711-1712, Carlo Francesco Aureggio Termine e Giuseppe Bernardo Barile.
Il reliquario del Beato Pietro Levita.
Reliquiario di San Francesco di Sales e della Beata Chantal. Foto in Martina Ramella Gal “La Pieve di Salussola”2013.
Reliquiario della Beata Maria di Gesu crocifisso, in ibidem.

TAPPA N. 3: SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO “DON FRANCESCO CABRIO”, Sacerdote martire

Situata in via Sorelle Bona. Edificata negli anni ’50, appartiene all’Istituto Comprensivo di Cavaglià. Dall’1985 ,per volontà dall’allora Preside Prof.ssa Graziella Pollono Calderia, la scuola venne intitolata all’eroica figura di Don Francesco Cabrio, sacerdote di origine salussolese, primo martire sacerdotale della Resistenza biellese, fucilato a Torrazzo il 14 novembre 1944. Alla sua figura è dedicata una sala nel locale museo cittadino.

Facciata della scuola media Don Francesco Cabrio con il pannello illustrativo dedicato al martire.

TAPPA N. 4: IL BURNEL

L’antica fontana pubblica di pietra è collocata nella piazza Cesare Nani; le sue sorgenti si trovano al “Casetto di Prelle”. Il progetto originale dell’ingegnere Castelli è conservato nell’Archivio Comunale di Salussola.

La fontana, il “burnel”

TAPPA N.5: ORATORIO DI SAN NICOLA DA TOLENTINO SEC XVI

Situato in piazza Cesare Nani, sede della confraternita di S Nicola da Tolentino di Salussola istituita nel 1570, completa nelle cariche e nella sua missione. I confratelli erano numerosi con a capo un Priore ed altri officiali eletti per votazione il primo di novembre. I confratelli indossavano un camice nero, secondo l’ordine degli Agostiniani cui S. Nicola apparteneva. San Nicola da Tolentino è venerato per la protezione ai poveri e agli emarginati.

La facciata dell’oratorio di San Nicola da Tolentino.

TAPPA N.6: EDIFICIO STORICO SEC. XVIII SEDE DEL MUSEO DEL LABORATORIO DELL’ORO E DELLA PIETRA

Situato in via Duca D’Aaosta n.7. Il progetto del Museo laboratorio nasce da una ricerca interdisciplinare dell’università degli studi di Torino per la valorizzazione della zona della Bassa Serra e della zona archeologica dell’antica Vittimulo, nella frazione di San Secondo. Un laboratorio di informazione, formazione, lavoro, ricerca e sperimentazione, al fine di conservare, proteggere e restaurare la bellezza e ricchezza dei luoghi favorendo lo sviluppo di un turismo culturale ordinato e rispettoso dell’identità dei luoghi e delle popolazioni che vi risiedono. Nel 2001 si inserisce nella rete degli ecomusei del biellese della regione Piemonte. Il museo é gestito dall’ A.V.P.S. odv, associazione di volontariato.

Facciata del Museo, in via d’Uca d’Aosta n.7

TAPPA N.7: ORATORIO DI SAN GIUSEPPE SEC. XVII

Situato in via Duca D’Aosta, di fronte alla sede del Museo, l’oratorio ha origini private. Fatto erigere dal conte Salomone di Serravalle, fu’ benedetto il 2 aprile 1697 . Passò poi in proprietà delle famiglie Iano, delle sorelle Bona di Sordevolo ed infine Gannio, nel 1905. Mentre in passato vi si celebrava la Messa ogni giorno e buona fu la manutenzione, con gli ultimi proprietari si apriva solo in occasione della processione del Corpus Domini per “farvi momentanea sosta”. In seguito fu sconsacrato. Attualmente è in avanzato stato di degrado.

Resti dell’oratorio di San Giuseppe

TAPPA N.8: ORATORIO DI SAN GRATO SEC. XVII

Situato fuori dalle antiche mura del Monte al bivio delle strade per Cerrione Zimone e Prelle. Costruito nel 1620, per voto pubblico, dal Comune di Salussola fu portato a termine attraverso la donazione della famiglia di Domenico Garrone. Curato con alterne attenzioni dalle famiglie locali, vi si celebrava la Messa tutte le feste, dal 3 maggio al 14 settembre per devozione a San Grato, protettore contro i cattivi tempi e le tempeste. Dal 1880 chiuso al culto, attualmente è sconsacrato ed appartiene a privati. All’esterno ospita alcune pietre “del sentiero della Pace”(altre pietre sono collocate lungo la via del Mazzucco, nei pressi della Cascina dei Frati del Laiasso e nella frazione Prelle).

Facciata dell’oratorio di San Grato.
Il sentiero prosegue fuori dal borgo. Mappa con le principali tappe.

TAPPA N.9: IL SENTIERO DEL MAZZUCCO

Anticamente era una delle due strade dell’area collinare del Comune di Salussola, che metteva in collegamento il centro con la frazione di Prelle e con le cascine sparse: Rionce di sopra, Rionce di sotto, Montalbrino, Lajasso, Cibolla, Vercellina, Carrubi, Ronco, Campi, Casetto; l’altra strada collegava Salussola con le frazioni di Chiappara e S. Secondo, proseguiva per Dorzano e metteva in collegamento cascine: Valletta, Bisognosa, Taruzza, Ca’Bianca, Silana, Colla, Carengo.

TAPPA N.10: LA SERRA MORENICA

La Serra è la collina morenica più grande e piu bella d’Europa ,da molti definita una delle zone paesaggistiche più interessanti dell’area alpina; si è formata, a partire da 500.000 anni fa, durante le ultime tre glaciazioni dell’era Quaternaria (Mindel, Riss, Wurm). Corrisponde alla morena laterale sinistra del ghiacciaio Balteo che dalla Valle d’Aosta giungeva fino al Po. Ha una forma rettilinea la cui sommità è lunga e molto regolare. Larga da 1500 a 6000 m., lunga oltre 25 km. fiancheggiata da dorsali minori che si snodano da ovest a est dominando la pianura vercellese, canavesana, biellese; si estende da Croceserra a Salussola (Monte Asolate). L’altitudine massima è 626 m., a Sala Biellese. Tra la cresta principale e le linee parallele delle dorsali minori si sono formate pianure colmate da materiale alluvionale e lacustre e pertanto molto fertili. Le colline presentano un fitto bosco ceduo – faggi, betulle castagni, robinie, noccioli, carpini, querce – e un ricco sottobosco di felci e pungitopo. Le vallette ed i declivi, un tempo coltivate a vite, presentano le tracce dell’intervento umano nei terrazzamenti ( dal 2018 dichiarati dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità) nei nuclei abitativi e nelle cascine sparse. Abitata fin dall’età paleolitica, vi si sono insediati stabilmente popoli di origine ligure e celtica. Nel passato costituì una barriera naturale tra le diverse etnie ed ebbe rilevante importanza strategica.


Le ultimi propagini della Serra, sullo sfondo a destra Salussola Monte.

TAPPA N.11: LA CAPPELLETTA DELLA MADONNINA DELLA CROCE

Cappelletta votiva di origini private di impianto settecentesco, sormontata da un’alta croce in ferro, dedicata alla Madonna di Oropa: meglio conosciuta come “Madonnina della croce del Lajasso”, ubicata alle spalle della cascina dei frati del Lajasso, alla sommità di un panoramico anfiteatro naturale. Presenta una struttura quadrangolare con quattro lunette: in quella rivolta a nord, verso Oropa, si intravede la figura della Madonna Nera con il bambino; in quella a levante si scorgono appena alcuni particolari della figura di San Grato; sul lato ovest vi era raffigurato San Rocco e sul lato a mezzogiorno il Beato Pietro Levita. La cappelletta appartiene alla Cascina dei Frati del Lajasso, che fu un tempo meta di processioni campestri in occasione della festa di Santa Croce, il 14 Settembre, come si legge in un documento del 1695 conservato nell’Archivio Parrocchiale di Salussola. Pur mancando precise fonti scritte, alcuni reperti fanno pensare ad una probabile presenza di Frati Francescani nella cascina del Lajasso. E’ documentata l’appartenenza ai Padri Filippini di Biella che, nel 1880, fecero erigere un oratorio privato per la celebrazione della Messa (Archivio Parrocchiale). Attualmente è di proprietà privata.

La Madonnina della Croce del Lajasso.

TAPPA N.12: PRELLE

Prelle, frazione collinare di Salussola, sorge in una tranquilla vallata sulle pendici delle dorsali minori della collina morenica della Serra, circondata da fitti boschi e da terrazzamenti coltivati a vigna. Conta poche case e un esiguo numero di abitanti. Si segnalano: provenendo da nord dal sentiero del Lajasso un tipico cascinale con l’arco d’accesso carraio in mattoni, i capitelli ed i cardini in pietra dell’antico portone (la tecnica del “cardine bucato” in pietra risale al ‘600 – ‘700); le feritoie della stalla disposte in senso obliquo con funzione di camera d’aria; nella piazzetta la fontana pubblica; poco oltre, il torchio che serviva tutta la comunità e lo sportello in ferro di un forno a legna datato 1858; resti di una antica condotta d’acqua. In regione Casato, vi è una sorgente dove dal troppo pieno sgorgavano acque sovrabbondanti che venivano utilizzate come fontana pubblica fino agli anni cinquanta. La sorgente fornisce tuttora l’acqua a tutto il centro abitato di Salussola ed è visibile la costruzione dell’acquedotto entro l’apposita recinzione. Appena fuori dal centro abitato, in mezzo ad un prato, si erge un vecchio castagno, chiamato “il castagno delle streghe”, stupenda pianta secolare, l’esemplare più antico del Comune, misura m.. 4,6 di circonferenza, è stato misurato a braccia aperte da cinque ragazzini e gode di ottima salute! Merita una visita!

Particolare –  cardine di pietra
Pilastro
Condotta
Feritoie di una stalla
 Il torchio che serviva a tutta la comunità

TAPPA N. 13: CASCINA CARENGO (sec. XVI)

ex oratorio domenicano della Madonna degli Angeli (m. 380)

All’uscita del bosco, al termine dell’antica strada “Croce del Carengo”, affacciata su un’ampia valle panoramica, circondata da colline ricche di boschi e da campi terrazzati, sorge la cascina Carengo, un tempo anch’essa meta di processioni campestri come documentato nell’Archivio Parrocchiale. Questa cascina fin dal 1517 era stata donata da una certa Comina Fernina ai frati Domenicani del convento di San Paolo di Vercelli, con obbligo di celebrare la Messa a scadenze stabilite.

In documenti del 1830 e 1837 si legge che vi sorgeva un oratorio dedicato alla Madonna degli Angeli, probabilmente fatto costruire dai Domenicani per celebrare le funzioni religiose quando si recavano nella cascina nei mesi della raccolta.

Durante la dominazione napoleonica i beni dei frati furono requisiti e venduti a privati, la famiglia Betta (documento 1830). Attualmente la cascina è della famiglia Bertona, l’oratorio è stato inglobato nell’abitazione dai proprietari precedenti.

Sono state rinvenute due croci lignee del 1800 con le incisioni: ecce crucem domini e fugite pares adversae, originariamente collocate sulle due collinette adiacenti. In alto, al centro della porta d’ingresso dell’abitazione, decorata con volute e fregi in bassorilievo, è riportata una formella in cotto datata 1758.

Sull’arco d’ingresso si notano due formelle con simboli a carattere religioso, degne d’interesse. Anche sopra l’arco principale d’accesso e sopra la porticina laterale di ferro che immette sulla scalinata di pietra vi sono formelle con simboli religiosi.

Carengo – arco d’ingresso
Una delle due croci ritrovate
Portale dell’ex oratorio

TAPPA N. 14: CA’ BIANCA – S. Secondo

Ex oratorio privato di S. Teresa (sec. XVIII)

Situata nella frazione di S.Secondo, fuori dal centro abitato, sull’antica strada per Roppolo, la Tenuta Ca’bianca appartenne alla famiglia degli Avogadro di Casanova, i quali fecero erigere nel 1710 un oratorio dedicato a Santa Teresa, come cappella pubblica per celebrare la Messa per sé e per gli abitanti del Cantone. Il decreto della concessione porta la data del 31 agosto 1710 e la firma del Vic. Generale Cap. Giacomo Antonio Cusano. Adibita ad uso privato, dell’antico oratorio oggi si conservano solo le campane che si possono notare sul tetto dell’edificio.

  Lungo via Roppolo – salita alla Ca’ Bianca
 Lungo via Roppolo – cascinale diroccato

TAPPA N. 15: SAN SECONDO (m. 302)

Frazione collinare di Salussola, culla dell’antica città di Vittimulo, testimone di numerosi resti di epoca romana. Fino a metà del XX secolo è stato un centro importante per la coltivazione e l’esportazione del vino e del legname.

Di interesse si segnala:

la nuova chiesa di S. Secondo (sec. XVII), eretta parrocchia il 16 Aprile 1836, conserva parte delle reliquie di S. Secondo; ruderi di un edificio di fattura romana in regione Mercato; resti di un’antica chiesa “Giesiùn”; resti della Pieve di S. Secondo dei Vittimuli (sec. IV) in località Porte, una delle più antiche pievi del Biellese, sorta probabilmente sul luogo del martirio di S. Secondo; Cappelleta votiva della Madonna di Oropa.

S. Secondo dalla ‘via Murassi’ – scorcio

TAPPA N. 15. 1: LA NUOVA CHIESA DI SAN SECONDO

Edificata tra il 1619 e il 1636, come oratorio, in onore di San Secondo Martire, alcuni anni dopo la completa distruzione dell’antica pieve di san Secondo di Vittimulo (1606).

Eretta a parrocchia il 16 aprile 1836 dal Vescovo Monsignore Pietro Losana che nominò primo parroco Don Giuseppe Domenico Lacchia.

Composta, in origine, di una sola navata con un unico altare, fu poi ampliata e rinnovata in diversi tempi nel corso dei secoli XVIII, XIX e XX, con varie donazioni di privati e della Comunità dei parrocchiani; dal 1836, la nobile famiglia degli Avogadro di Casanova d’Elvo, proprietaria della villa Ca’ Bianca di San Secondo, contribuì in modo determinante con cospicue donazioni.

ALL’ESTERNO:

il campanile (1748) riporta la data su di una lapide murata all’esterno sopra l’archetto dell’antica porta d’accesso; la guglia è del 1882; le tre campane (1881); la facciata (1936) è in stile neo romanico, rifatta con mattoni a vista e con ampio portico; il pavimento del portico è in lastre di pietra di luserna; le colonne in pietra scistosa.

ALL’INTERNO:

la navata a est (1774); il confessionale (1752); l’altare di S. Mauro (1820); il fonte battesimale: la cassa in marmo è opera di Lorenzo Scaglia di Dorzano; il gruppo ligneo rappresenta il battesimo di Gesù, opera dello scultore Quinto Piano di S. Benigno; il pulpito (1841): opera del mastro Giovanni Scaglia di Dorzano; il nuovo altare maggiore (1842) lavorato a finto marmo, opera dello stuccatore Antonio Fisotto di Mongrando; il nuovo presbiterio (1899 – 1900); la nuova sacrestia: eretta sul lato opposto di quella antica; l’arredo ligneo é di valore, dono del sig. Sisto Polarolo di S. Secondo e risale al 1900; i tre altari in marmo bianco dedicati a S.Secondo, alla Madonna e a S.Giuseppe.

Di pregio sono:

il grande crocifisso ligneo dipinto (XVII), proveniente dalla sacrestia della Parrocchia di Dorzano; un ostensorio d’argento (1763); un reliquiario di legno dorato e argentato contenente le reliquie di S.Secondo ed un altro reliquiario d’argento, entrambi donati dai Padri Barnabiti di San Cristoforo di Vercelli (1758).

Nel fondo della Chiesa è collocato un dipinto su tela raffigurante S. Secondo a cavallo di N. Bertagnolio del 1900.

La processione si effettua il 28 e il 29 agosto, in occasione della festa del paese.

All’uscita del paese, vicino al cimitero, vi è una cappelletta votiva dedicata alla Madonna di Oropa con le immagini del Beato Pietro Levita e di San Rocco.

 S. Secondo a cavallo – dipinto di N. Bertagnolio

TAPPA N. 15. 2: IL MARTIRIO DI SAN SECONDO

Da secoli in tutto il Biellese esiste una sincera venerazione per S. Secondo Martire, come testimoniano i toponimi di oratori, chiese, paesi.

San Secondo, nativo della provincia di Tebe, giunse in Italia come uno dei capi della regione “Tebea”, inviata da Roma per reprimere una rivolta gallica. La legione sostò probabilmente a Vittimulo, centro di rifornimento e qui San Secondo, giunto già in catene, venne giustiziato per non aver voluto abiurare il Credo Cristiano. In seguito tutta la legione cristiana fu trucidata in Svizzera (Agauno) oggi San Maurice per analoghi motivi. Il luogo reale del martirio è stato a lungo controverso anche perché la testa del Santo si trova ancora oggi a Ventimiglia, ma molte sono le testimonianze (Monsignore Ferrero, XVII sec., vita manoscritta del beato Pietro Levita) a favore dell’antica Victimula, dove, tra l’altro, sorse la prima pieve del Biellese dedicata a questo Santo e dove vennero custodite come reliquie le spoglie del martire, fino al VII – IX secolo. Nel X – XII secolo il toponimo Vittimulo fu sostituito con quello di San Secondo a testimonianza del culto Santo intorno a questo martire. In seguito a guerre ed incendi le spoglie vennero trasferite nella chiesa abbaziale della Novalesa (Torino), e da qui a Torino nel monastero di S. Andrea (attuale santuario della Consolata), dove ancora oggi si trovano. Dopo il 1630 S. Secondo fu proclamato patrono di Torino insieme a S. Giovanni Battista. La città di Ventimiglia, che custodisce il capo del Santo, lo ha proclamato suo patrono nel 1579.

Ostensorio con le reliquie di S. Secondo

TAPPA N. 15. 3: RUDERI DI UN EDIFICIO DI FATTURA “ROMANA” A SAN SECONDO DI SALUSSOLA

A mezzo chilometro circa dal bivio fra la strada comunale San Secondo – Salussola e la provinciale Dorzano – Salussola, sono visibili, fra i campi, ruderi di una costruzione di epoca (probabilmente) romana, o comunque eretta alla “Romana”, e detta “Mercato”. I resti ancora emergenti dal suolo facevano parte delle pareti esterne (nord – ovest e di sud – ovest) di un edificio rettangolare a più piani con tetto di tegole. Tranne questi muri, tutto il resto è appena affiorante dal suolo e serve appena a definire il perimetro dell’edificio, di epoca quasi sicuramente romana. Alcuni elementi architettonici paiono suggerire che la costruzione mancasse della parete di sud – est e fosse quindi eretto come una tettoia, quasi sicuramente di più piani, con una copertura di embrici i cui frammenti si trovano tuttora sparsi nel terreno all’interno.

Di altre strutture osservabili non si hanno prove certe che siano autentiche. I ruderi tuttavia ci forniscono sicuri indizi sulle tecniche costruttive romane di edifici non nobili ed avvallano l’ipotesi che in questi luoghi sorgesse l’antica città di Victimula.

S. Secondo – zona Mercato – ruderi  (illustrazione tratta dal testo di Lebole, 1979)

TAPPA N. 16: LA PIEVE DI SAN SECONDO DEI VITTIMULI (sec. IV)

La Pieve di San Secondo è considerata dagli storici la chiesa madre e la più antica di tutte le chiese del basso Bìellese; risale al IV secolo, ai tempi di S. Eusebio, Vescovo di Vercelli. Sorge nella valle di S. Secondo, frazione di Salussola, in regione “Porte”, nel territorio dell’antica Vittimulo, sulla strada provinciale Salussola – Dorzano. La Chiesa Cristiana, nei primi secoli prevedeva infatti un culto pubblico solamente ai Santi martiri e di preferenza nel luogo del loro martirio.

Oggi, dell’edificio originario, rimangono solo più le rovine del tracciato perimetrale, portate alla luce dagli scavi archeologici effettuati dalla Sovrintendenza della Regione Piemonte nel 1953 e nel 1998.Fu edificata sui luoghi del martirio di S. Secondo, a cui la pieve è dedicata. Con i secoli VIII e IX, in seguito alle guerre, ai saccheggi, alla distruzione del centro urbano di Vittimulo ed al conseguente spostamento degli abitanti nelle zone limitrofe – Cavaglià, Dorzano, Roppolo, Salussola e, più tardi, S. Secondo, ebbe inizio la decadenza della pieve che si accentuò nei secoli successivi, fino alla totale rovina dell’edificio nel XVII sec.. Verso la metà del XIII secolo i diritti plebani passarono alla Chiesa di S. Pietro di Cavaglià; nel 1286, ridotta a commenda, passò ai monaci di Gran S. Bernardo di Vercelli che la tennero fino alla sua fine. Nei secoli, XIV – XV – XVI altre guerre, scorrerie e l’amministrazione da lontano, la portarono ad un completo degrado: essa fu demolita nel 1606 per ordine vescovile ed i materiali furono impiegati per la costruzione della chiesa parrocchiale di Salussola Monte.
In onore a S. Secondo, pochi anni dopo, tra il 1619 e il 1636 venne edificato un oratorio, l’attuale Chiesa Parrocchiale della frazione di S. Secondo, nel nuovo centro abitato, sorto ai piedi della collina per motivi di sicurezza e di salubrità.

I più antichi documenti sono due lapidi sepolcrali: una del cristiano Vitale (V – VI), in seguito usata come copertura al sepolcro del B. Pietro Levita, conservata attualmente presso il Museo Civico di Biella, donata dalla famiglia del cav. P. Torrione; l’altra, quella di Atamasio, è andata smarrita. I primi documenti scritti che menzionano la pieve risalgono al X secolo: sono quattro elenchi delle pievi della diocesi di Vercelli.

Piana della Pieve di S. Secondo

I VITTIMULI

I Vittimuli furono il primo popolo che con certezza occuparono il territorio biellese detto nei documenti pagus Victimolensis.

Prima di loro non vi è traccia di insediamenti significativi, ma solo testimonianze di vita preistorica dei popoli Liguri e Libici. Questi furono poi sopraffatti dai Celti, con i quali si amalgamarono e presero vari nomi a seconda della regione occupata: nell’odierno Biellese i più antichi vennero chiamati Ictimuli o Vittimuli (o Vittimoli) da due parole celtiche ict e mul che signifìcano punta e sasso.

Il nome fu forse dovuto alle loro speciali attitudini nel lavorare le miniere d’oro della Bessa di cui furono i primi scopritori e sfruttatori.

Oltre ad essere esperti minatori i Vittimuli erano dediti all’allevamento, all’agricoltura e al commercio. Non avendo stretto alcuna alleanza con altre popolazioni limitrofe, subirono l’invasione di molti popoli attirati dalle miniere d’oro. In seguito furono invasi dagli Etruschi, dai Galli Salluvi, da Annibale, nel 218 a.c., durante la II guerra punica, ed infine dai Romani nel 169 a.c., che vi rimasero per ben due secoli, fino al completo esaurimento delle miniere d’oro.

Quando i Romani abbandonarono la Bessa, col chiudersi delle attività estrattive venne a mancare ai Vittimuli la sorgente principale del loro commercio.Il centro urbano di Vittimulo, il “castellum Victimuli”, un tempo attivo e fiorente, venne lentamente abbandonato dalla popolazione che si spostò nei centri vicini (Cavaglià, Dorzano, Salussola, Roppolo, Santhià), e lasciato in balia delle incursioni barbariche e delle guerre che si succedettero nei secoli. Dell’antico popolo dei Vittimuli se ne parlerà ancora in alcuni rari documenti dei secoli X e XI ed in un importante manoscritto del XIII secolo. Dopo di ché si perde traccia anche del nome dei Vittimuli. L’intero abitato e le chiese vennero distrutti ed i resti saccheggiati e utilizzati per altre costruzioni. Numerosi resti archeologici, rinvenuti in località di S. Secondo, attestano l’esistenza e l’importanza della città di Vittimulo e del successivo insediamento romano:

in regione “MURASSI” – ruderi di un edificio costruito alla romana; fondamenta di edifici privati dei primi secoli d.C. (oggi non più visibili)

in regione “PORTE” – lapide con iscrizione riguardante la fondazione del Ponderario (Museo Antichità di Torino); bassorilievo raffigurante un sacrificio (III secolo) (Museo Leone – Vercelli); resti della Pieve di Vittimulo (IV secolo) (ben visibile il tacciato perimetrale); ara raffigurante un sacrificio (Museo Leone –  Vercelli); due gradini della porta d’ingresso della Pieve di Vittimulo (cortile del Museo Civico di Biella); una lapide sepolcrale del V – VI secolo, con iscrizione, che servì da copertura del sepolcro del beato Pietro Levita (Museo Civico di Biella), un’altra è andata smarrita; due monete d’oro di Cesare Augusto (Museo dell’Ospedale Maggiore di Vercelli); alcuni sarcofagi di pietra, provenienti dalla Pieve (ora usati come abbeveratoi in case coloniche della zona).

Lapide con iscrizione riguardante la fondazione del Ponderario – S. Secondo regione Porte